Collaborazione
Era il 2012 e, insieme ai miei soci di 9pt, stavo aspettando gli ospiti, sei in tutto, della prima edizione di Letterpress Workers.
Passammo tutta la mattina del primo giorno a scrutare fuori dall’Archivio Sacchi, sperando di indovinare le facce. Verso ora di pranzo non era ancora arrivato nessuno, decidemmo quindi di andare a mangiare al ristorante attiguo.
Appena entrati, notammo un personaggio alto, vestito di nero, con un bicchiere di vino davanti. Qualcosa ci diceva che fosse li per noi. Ci avvicinammo un po’ titubanti e Thomas Gravemaker (era lui!) ci invitò a sedere.
Da quel momento passammo quattro giorni intensi e bellissimi, ricchi di idee, strabiliati dalla sua abilità. Per scherzo iniziammo a raccontare che non gli serviva fare un layout, sistemare i margini, chiudere i serraforma. No, a lui bastava lanciare in aria i caratteri e si sarebbero composti da soli nel torchio, pronti per essere stampati.
Ci insegnò anche parecchi trucchi per inchiostrare, pulire, fare manutenzione, insomma una cassetta degli attrezzi completa. Rimanemmo in contatto e, l’anno dopo, fu sempre lui a fornirci una lista di persone da invitare rendendosi artefice di alcune delle più importanti amicizie che ho.
Negli anni successivi sarei andato a trovarlo più volte, a chiacchierare di tipografia, occupazioni degli anni ’70, teatro, scoprendo piccoli incredibili mondi fra i canali di Amsterdam. Uno fra tutti il suo laboratorio e non mi stupii molto quando Thomas comunicò la sua volontà di passarne la gestione. Un gesto pragmatico e generoso, perfettamente in linea con la sua capacità di creare relazioni.
Come l’idea di Stéphan de Schrevel di fargli una sorpresa e organizzare una mostra e una bella festa, invitando chi, negli anni, ha fatto e continua a far parte di questa rete.
Per questo ho pensato che la parola Collaborazione fosse perfetta per rappresentare tutto questo:
Lavorare insieme come le lettere di una parola.
It was 2012 and, with 9pt, I was waiting for the guests, six in all, of the first edition of Letterpress Workers.
We spent the entire morning of the first day checking outside the Archivio Sacchi, hoping to guess faces. Around lunchtime no one had yet arrived, so we decided to go and eat at the adjacent restaurant.
As soon as we entered, we noticed a tall man dressed in black, with a glass of wine in front of him. Something told us he was there for us. We approached a little hesitantly and Thomas Gravemaker (it was him!) invited us to sit down.
From that moment on we spent four intense and beautiful days, full of ideas, amazed by his skill. As a joke we started telling that he didn’t need to do a layout, arrange the furniture, close the quoins. No, he just threw the types in the air and they would set up themselves in the press, ready to be printed.
He also taught us several tricks for inking, cleaning, maintenance, a real and complete toolbox. We stayed in touch and, the following year, he again provided us with a list of people to invite, making some of the most important friendships I have.
In the following years I would visit him several times, chatting about typography, occupations of the 70s, theatre, discovering amazing little worlds among the canals of Amsterdam. One of them was his workshop, and I wasn’t too surprised when Thomas communicated his willingness to take over its management. A pragmatic and generous gesture, perfectly in line with his ability to create relationships.
Like Stéphan de Schrevel‘s idea to surprise him and organise an exhibition and a nice party, inviting those who, over the years, have been and continue to be part of this network.
That is why I thought the word Collaborazione was perfect to represent this:
Working together like the letters of a word.