Del tutto seria
Quest’anno si celebra il centenario di Beppe Fenoglio, uno dei più importanti scrittori italiani del dopoguerra. Per l’occasione, l’Isrec di Bergamo ha convocato 20 designer per realizzare altrettanti manifesti tratti da uno dei testi più importanti dello scrittore: Il libro di Johnny.
Quello che mi ha sempre colpito di Fenoglio, uno dei suoi tratti distintivi come scrittore e come persona, era l’etica del lavoro. Presente sia nei romanzi che nella sua vita – Per scrivere ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti – non era un’etica legata all’ubbidienza o al dovere di guadagnarsi la pagnotta ma alla necessità di fare per gli altri e per se stessi. Una way of thinking che risaltava anche dal volto, dotato di una genuina espressività contadina.
Come era genuino il suo racconto della Resistenza, epica fenomenale e senza fronzoli. I partigiani, nei suoi romanzi, non sono eroi perché compiono imprese fuori dal comune ma perché riescono a compierle senza diventarlo, eroi fuori dal comune. Questioni private e utopie di un futuro migliore si mescolano nei suoi personaggi anche, soprattutto, nel dopoguerra, quando vennero tradite. Per tutti questi motivi sono molto grato a Dario Carta che, as usual, mi ha coinvolto nel progetto assegnandomi un passaggio così interessante. Passaggio non scontato per capire come l’Italia immaginata dai partigiani (da buona parte di essi) non era quella che poi è diventata.
La mostra, dopo Bergamo, parteciperà a Cent’anni di Beppe, iniziativa diffusa sul territorio di Alba (Cn) a cura del Centro Studi Beppe Fenoglio.
This year is the 100th anniversary of Beppe Fenoglio, one of the italian most important post-war writers. To mark the occasion, Isrec in Bergamo asked to 20 designers to create 20 posters based on one of the writer’s most important texts: Il libro di Johnny.
What always struck me about Fenoglio, one of his distinctive traits as a writer and as a person, was his work ethic. Present both in the novels and in his life – I struggle to write. The easiest of my pages comes out carefree from a dozen painful remakes – it was not an ethic linked to obedience or the duty to earn one’s keep but to the need to do for others and for oneself. A way of thinking that was also evident in his face, with its genuine peasant expressiveness.
Just as genuine was his narration of the Resistance, a phenomenal, no-nonsense epic. The partisans in his novels are not heroes because they carry out extraordinary feats but because they manage to do so without becoming heroes. Private matters and utopias of a better future are mixed up in his characters even, above all, in the post-war period, when they were betrayed. For all these reasons I am very grateful to Dario Carta who, as usual, involved me in the project by assigning me such an interesting passage. A passage that is not taken for granted in order to understand how the Italy imagined by the partisans (by most of them) was not what it later became.
The exhibition, after Bergamo, will take part in Cent’anni di Beppe, an initiative spread throughout the territory of Alba (Cn) by the Centro Studi Beppe Fenoglio.